Nell’approccio EMDR utilizzo con molta efficacia una tecnica di Imagery che consiste nel rintracciare attraverso un esercizio di immaginazione guidata (che non è ipnosi) le diverse parti che compongono la nostra individualità, quello che in psicologia viene chiamato il Sè.
E’ un esercizio di Imagery che ha come obiettivo quello di migliorare la comunicazione con il nostro sistema interno, un esercizio dove possono emergere anche le parti meno conosciute o rifiutate di sé.
In questo modo la persona può iniziare a sviluppare una prospettiva più integrata di se stesso attraverso una conoscenza approfondita di come funziona il suo mondo interno.
Lavorare con questa tecnica offre interessanti possibilità per promuovere:
- la differenziazione tra sé e gli altri;
- la personificazione, ovvero il riconoscimento di tutte le diverse parti del sé con i relativi ricordi;
- la presentificazione, imparare a stare nel qui ed ora, tenendo in mente passato e presente.
Nell’approccio progressivo, la stimolazione bilaterale (EMDR) per elaborare elementi disfunzionali viene introdotta fin dalle prima fasi del lavoro terapeutico.
I brevi set di stimolazione bilaterale (EMDR) posso essere utili per:
- Diminuire l’intensità di un’emozione o la sensazione di disagio che non consente ad una parte di sé di mettere in atto un cambiamento;
- diminuire fobie tra differenti parti di sé;
- facilitare il collegamento delle informazioni adattive e l’assimilazione degli interventi del terapeuta;
- promuovere la consapevolezza condivisa;
- aumentare la “realizzazione” e l’attribuzione di significati.
Nel lavoro con l’individuazione delle diverse parti di Sè faccio uso della tecnica dell’immaginazione attiva.
Immaginazione attiva Il lavoro sulle immagini conduce sempre ad una scoperta personale e ad una rivelazione d’individuazione. Ciascuno si porta dentro una sequenza d’immagini che lo definiscono come individuo, ne punteggiano l’identità e si ripresentano insistentemente. Queste immagini non sono statiche, ma evolvono e si organizzano a livelli di complessità sempre maggiore, disegnando la traccia del viaggio esistenziale di ciascuno di noi, del nostro percorso verso l’individuazione.
Dare spazio alle immagini, lasciare che si accostino all’Io, conoscerle, interagire con esse e persino farsi guidare da loro è un’operazione creativa che può aver inizio durante il lavoro terapeutico ma che si sviluppa nel corso della nostra vita futura.